Associazione Cultura e Spettacolo Berrese APS


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Cenni Storici del Comune

Chi e Dove Siamo

Il Comune di Berra è stato fondato nel 1908 da un frazionamento più ampio del comune di Copparo.
Esso comprende, oltre al capoluogo, le frazioni di Cologna e Serravalle e forma una lunga e stretta fascia di territorio in fregio al Po che, proprio all'altezza di Serravalle, si biforca nel Po di Venezia e nel Po di Goro formando in questo modo il suo delta. La storia di queste zone è soprattutto storia dell'evoluzione del corso del fiume che attraverso i secoli ha mutato più volte tracciato, ha formato corsi minori, isole, barene, dossi, valli d'acqua dolce e salmastra. Per questo è praticamente impossibile documentare con certezza i modi e tempi dell'insediamento umano, che comunque è databile, come in tutto il Delta del Po, fino all'epoca pre romana. L'uomo seguiva i corsi del fiume, s'insediava sulle sue rive vivendo all'inizio soprattutto di pesca e delle altre tipiche attività vallive. Successivamente lo svilupparsi dei commerci, determinò la costituzione di nuclei urbani più evidenti. Il documento più antico dell'insediamento umano nel territorio di Berra, risale all'ultimo periodo romano, infatti, a Cologna è stato ritrovato un reperto fittile che fa pensare ad un insediamento, seppure isolato, in questa zona, molto probabilmente lungo il ramo del corso del fiume che in epoca antica staccandosi da Piumana, dove è stata ritrovata traccia del più cospicuo insediamento romano di questa zona, raggiungeva Adria. Si può quindi supporre che questo territorio fosse più legato alle zone di civilizzazione veneta, infatti, durante tutto il Medioevo le zone emerse del nostro territorio fanno capo ai due centri di vita politico-religiosa più vicini, cioè l'abbazia benedettina di Gavello e il Vescovo di Adria. Lo sconvolgimento determinatosi a metà del XII secolo con la rotta di Ficarolo e la definitiva costituzione del Po grande o Po di Venezia, determinò la totale separazione del territorio di Berra dalla zona veneta ed il passaggio sotto l'influenza politica ferrarese ben presto costituitasi attorno alla famiglia degli Estensi. La Giurisdizione ecclesiastica resterà adriese fino ai primi anni del XIX secolo quando passò sotto l'arcivescovo di Ravenna che per seguire i confini politici determinati dal Congresso di Vienna, cedette la zona di sant'Apollinare di Rovigo al vescovo di Adria in cambio della cosiddetta pentapoli ravennate(Coccanile, Ambrogio, Cologna, Berra e Serravalle) Nel 1966 la zona passò sotto la diocesi di Ferrara. Dal XIV secolo i centri di Cologna, Berra e Serravalle nonché quello ancora consistente Fossasamba (tra Cologna e Berra) sono spesso richiamati negli annali delle rotte del Po. Si trattava di sconvolgimenti spesso di enormi proporzioni che mettevano a repentaglio la vita ed i poveri averi della popolazione e che rendevano quanto mai instabile e precario l'insediamento umano. Per venire incontro alle esigenze della popolazione, che doveva essere sempre disponibile per lavori spesso gratuiti di rinforzo e custodia degli argini, il potere politico concedeva esenzioni dalle tasse e gabelle in caso di calamità naturali, come dimostra un documento del Marchese Leonello della prima metà del XV secolo che esentava la popolazione di Berra dal pagamento delle tasse a causa di una rotta disastrosa del Po. Le tragedie spesso determinate dal fiume fecero crescere nella cultura popolare un rapporto che si riversava anche nella vita e nelle credenze religiose. La ricerca di protezione e di conforto avverso calamità umanamente incontrollabili è molto probabilmente alla base della tradizione popolare che vuole venerata immagine della Madonna, la cosiddetta Madonna della Gallava e che sia stata ritrovata tra le fronde di un sambuco sulla sponda del fiume che si ritirava dopo una di queste alluvioni. Alla Madonna fu dedicato prima un capitello poi una chiesetta più volte rifatta e spostata nel corso dei secoli. Ancor oggi riceve devozione dalla popolazione del territorio berrese e del vicino Veneto. Dal XVII secolo, con l'instaurarsi del potere pontificio, le notizie relative alle nostre zone, cominciano ad essere più precise, si configura l'individuazione dei nuclei urbani soprattutto attorno alle chiese parrocchiali dei tre centri. Dalle visite pastorali del vescovo di Adria si ricavano indicazioni precise sulla consistenza della popolazione che non doveva superare di molto le mille unità e sulla vita religiosa, il centro più importante è da individuarsi in Cologna, sede della parrocchia più antica legata comunque a quella storica di Crespino e ai resti dell'organizzazione abbaziale di Gavello. Sempre tra '600 e'700 si assiste alla riorganizzazione economica e fondiaria dell'agricoltura locale, le grandi famiglie ferraresi proprietarie dei terreni emersi in gronda al Po investono nella costituzione di grandi aziende con relative strutture abitative e di servizio da cui controllavano anche il territorio vallivo che s'intendeva oltre il Canal Bianco verso Ambrogio. Ancora oggi i toponimi ricordano queste famiglie, Macchiavella, Contuga, Marchiorri. Il più nobile e caratteristico insediamento è rappresentato ancora oggi dalla villa Giglioli con la fronte rivolta verso il Po a ricevere i signori che arrivavano in villeggiatura anche per controllare la raccolta dei prodotti della vasta azienda retrostante. Con la caduta di Napoleone e la restaurazione pontificia il territorio viene costituito in comune con sede a Cologna, però ben presto una nuova organizzazione accentra in Copparo l'amministrazione locale e tale resterà fino al 1908. Con l'unità d'Italia le nostre zone conobbero la più radicale trasformazione della loro storia. La bonifica idraulica sconvolse gli elementi della proprietà fondiaria, ma soprattutto l'economia agricola, i lavori della bonifica attirarono masse enormi di operai dal ferrarese, dal Veneto, dalla Romagna, le quali si insediarono con le loro famiglie nei paesi come Berra che formavano una specie di corona attorno alle valli del Polesine di San Giovanni Battista, le prime ad esser state bonificate. Da qui tutte le mattine prima dell'alba raggiungevano a piedi la zona da bonificare e tornavano dopo una lunga giornata di lavoro durissimo, erano gli scariolanti della tradizione popolare. Le condizioni di sovraffollamento determinarono ben presto scarsità di lavoro che divenne più drammatica verso la fine del secolo quando, finiti i lavori idraulici, restarono solo le attività agricole stagionali. Scarsità di lavoro, denutrizione, malattie endemiche come la malaria, condizioni igieniche ed abitative precarie furono facile lievito per la crescita del malcontento e per l'adesione alle idee socialiste che si andavano diffondendo nella prospettiva di una più equa giustizia sociale. Nel ferrarese e soprattutto nella zona di Berra la diffusione del socialismo si espresse nelle forme più radicali dell'anarco-sindacalismo. Le agitazione e il malessere diffuso, accompagnato dalle forme più dure della repressione governativa, sfociarono nel 1901 nell'eccidio di ponte Albersano dove durante uno sciopero due braccianti furono uccisi e vari rimasero feriti dall'intervento dell'esercito che proteggeva i crumiri ingaggiati dalla società di bonifica. Fu il segno più alto dello scontro al quale seguirà l'epoca caratterizzata dalla politica sociale giolittiana che attenuerà, senza però risolvere completamente, gli elementi della lotta sociale. La suddivisione del comune di Copparo decretata dalle forze governative per riuscire a sottrarre parte del vasto territorio delle amministrazioni locali socialiste, funzionerà solo in parte, almeno per il comune di Berra, infatti dopo una prima amministrazione "governativa" i socialisti saranno chiamati ad amministrare il comune di Berra fino al 1921 quando la reazione fascista, finanziata anche da alcuni agrari berresi, eliminerà ogni forma di rappresentatività democratica. Il ventennio fascista fu caratterizzato, ove ovunque, da condizioni durissime della vita di miglia di braccianti che però continuarono a vivere nella speranza della caduta della dittatura come testimonierà l'attiva organizzazione della resistenza che culminò nell'eccidio partigiano del 3 dicembre 1944. L'epoca della ricostruzione post-bellica fu durissima, si dovette impiantare quasi dal nulla l'organizzazione civile, l'asfaltatura delle strade, l'acquedotto, la rete fognaria, grazie anche all'opera dell'amministrazione locale guidata per quasi trent'anni dalla carismatica figura del sindaco Socrate Sandri. Fu anche un periodo di ulteriori scontri sociali, lotte agrarie, caratterizzate dalla riforma agraria dei primi anni '50 che, pur non interessando il nostro comune, coinvolgerà i comuni vicini. Lo spezzettamento delle grandi aziende, il richiamo del triangolo industriale ben presto determinarono una massiccia emigrazione, come da tutte le zone del basso ferrarese. Migliaia di braccianti si trasferirono verso le zone industriali, pur mantenendo legami d'affetto con la propria terra d'origine.



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